La sicurezza sul lavoro e le tecnologie digitali
La progressiva e inarrestabile introduzione nelle aziende di soluzioni di intelligenza artificiale, IoT, big data potrebbe costituire un motivo di preoccupazione per la salute e la sicurezza dei lavoratori
Sicurezza sul lavoro e tecnologie digitali. Le potenzialità che le nuove tecnologie offrono a ritmo incalzante in tutti i settori della nostra economia e società stanno provocando un profondo cambiamento. Tale cambiamento è stato accelerato dalla pandemia da Covid-19. Secondo il McKinsey Global Institute, nel 2020 la recessione ha minacciato la sicurezza del lavoro e le prospettive di carriera di milioni di dipendenti in diversi settori.
Digitalizzazione e occupazione
Il dibattito sulla digitalizzazione riguarda, molto, la quantità di posti di lavoro persi o creati e, poco, la loro qualità. Big data, intelligenza artificiale (AI), robotica avanzata, Internet delle cose, dispositivi indossabili e mobili e piattaforme online hanno rivoluzionato la modalità di gestione delle attività lavorative e anche la natura stessa della prestazione di lavoro. Sono nuove, di conseguenza, le sfide in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il riferimento è a scenari neppure troppo lontani nei quali l’aumento dei livelli di automazione e il costante monitoraggio dei dipendenti per mezzo delle tecnologie digitali ridurrà il contatto personale e intensificherà la pressione basata sui risultati. Con effetti potenzialmente nocivi sulla salute mentale dei lavoratori.
Anche i robot potrebbero, infatti, comportarsi in modo imprevisto e causare lesioni fisiche ai dipendenti oppure registrare dati sbagliati.
L’AI per monitorare le attività dei lavoratori
Attualmente circa il 40 % dei dipartimenti delle risorse umane nelle aziende internazionali utilizza le applicazioni di intelligenza artificiale per monitorare i lavoratori in tempo reale. Tuttavia, la logica di valutazione “digitale” aziendale deve essere contemperata con il principio di trasparenza per evitare che la premialità e la penalizzazione causino insicurezza o stress nei lavoratori.
Va garantita la trasparenza in quanto i big data sono costituiti da dati personali sensibili che vanno valutati non solo in modo meccanico ma anche etico, poiché il malfunzionamento o la rilevazione di dati inesatti potrebbe determinare l’insorgere di “stress da lavoro correlato” nei dipendenti.
L’attenzione al principio del cd. “lavorare meglio” va riservato anche al telelavoro, allo smart working e al lavoro con piattaforme, laddove flessibilità ed equilibrio tra vita privata e professionale, potrebbero anche comportare orari di lavoro irregolari, labilità dei confini tra vita professionale e vita privata e forme di lavoro precarie, posizione professionale indefinita, reddito discontinuo, assenza di opportunità di formazione.
L’equilibrio dipende principalmente dall’eventualità che la flessibilità consentita dal lavoro mobile rappresenti un’opportunità sia per i datori di lavoro che per i lavoratori. Ad esempio, per le donne, che anche dopo la pandemia tendono a utilizzare modalità di lavoro più flessibili per coniugare esigenze lavorative con quelle familiari, senza che ci sia una flessione negativa sulle prestazioni (Eurofound e ILO, 2017- 2020).
Con la crescente diffusione di lavori flessibili e tecnologie digitali mobili, aumenta il rischio di incidenza di ulteriori disturbi causati dalla sedentarietà, da ambienti poco adatti e dall’isolamento. Questo rappresenta una sfida rilevante per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e in particolare nell’individuazione del responsabile, in quanto le gerarchie aziendali stanno mutando e numerosi lavoratori si gestiscono autonomamente o sono gestiti a distanza o ancora dall’intelligenza artificiale.
Uno stress test sullo stato della regolamentazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro
In questo senso la pandemia ha fornito una sorta di stress test sullo stato della regolamentazione in materia di salute e sicurezza a livello non solo nazionale ma internazionale, rivelando diverse carenze strutturali nel sistema normativo e facendo emergere nuovi rischi psicosociali.
Vanno trovati per questo approcci innovativi che prevedano anche il coinvolgimento del lavoratore, ad esempio attraverso delle app o dispositivi mobili, conformi alla privacy, per valutare o monitorare prestazioni lavorative e, in tempo reale, eventuali rischi.
Per guidare il cambiamento è necessaria una risposta globale coordinata basata su un forte dialogo sociale e una cooperazione tra governi, parti sociali, organizzazioni internazionali e di categoria.
Il Recovery Fund e il PNRR rappresentano l’occasione giusta per affrontare questa importante sfida.
“Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Queste le parole usate quasi un secolo fa da Ghandi che esortava ad “agire”, perché il solo pensiero, senza azione, è destinato a soccombere.